Chanel SS26 - Matthieu Blazy liberaci dal male
E con "male", intendo i completi di tweed e le camelie che ci propinano da quasi 130 anni
Buon lunedì cessini ghiacciati,
Ci incontriamo in questo appuntamento serale esclusivo per la review della collezione SS26 di Chanel. Il debutto di Matthieu Blazy - ex direttore creativo di Bottega Veneta alle redini della maison francese. Com’è andata? Lo possiamo riassumere con due parole: standing ovation. Per esattezza la seconda ovazione di Anna Wintour in questa stagione dedicata alla primavera-estate, e direi che non è male. Ci siamo finalmente liberati dai maxi gioielli bianchi a forma di camelia e i set in tweed più clonati dal pronto moda di tutto il mondo? Le Chanel girles possono tornare a gioire - ed accogliere nuove amiche appassionate. Viste le premesse, io mi candido tra queste ultime.
Buona lettura xx
Hydra
Sì, ne avevamo bisogno: finalmente Chanel torna a vestire le vere It Girl e non solo le celebrità che pregano di cambiare stylist (vedi: Margot Robbie). Matthieu Blazy, nuovo direttore creativo della maison, osannato per il suo precedente mandato da Bottega Veneta, ha portato una boccata d’aria fresca in una maison che negli ultimi anni rischiava di fossilizzarsi nella prevedibilità. La sua visione per la SS26, oltre ad essere un necessario quanto atteso aggiornamento estetico, si è rivelato un vero e proprio reset del codice Chanel. In passerella, sulle note scoppiettanti di “Rythm is a Dancer”, i nostri occhi finalmente interessati volteggiano tra proporzioni più morbide, tagli che sembrano respirare, una palette multicolor - sorprendentemente rossa - che si distacca dal reiterato spettro dei colori pastello, e tessuti che fluttuano senza appesantire la silhouette o renderla affettata. E soprattutto, in passerella si fa strada una nuova maturità fatta di tailoring, dettagli pittorici, decorativismo e artigianalità.



Le camicie oversize si trasformano nel nuovo capo di punta del guardaroba Chanel, in barba ai completini abbinati. Per la SS26 si portano con il logo quasi appena accennato, abbinate a gonne a ruota con spacco frontale e colori vividi, per un effetto rinnovato che si discosta dalla monotonia degli agli anni passati. E il tweed dov’è finito? C’è, ma non invade la passerella e non fagocità l’universo Chanel dettando lo stilema della cliente snob in un mondo ovattato. Le giacche e le bluse in tweed, finalmente meno ridondanti, mostrano trame leggere e ricami che rimandano all’appartamento di Coco in Rue Cambon. Alcuni blouson ci ricordano vagamente i dipinti di Piet Mondrian, tele bianche con gli orli neri dal rigore quasi architettonico, mentre le gonne, tra pencil skirt e strascichi, giocano con volumi morbidi, spacchi e vita bassa.



Ma passiamo al sodo: le borse? Assistiamo a un’nvasione di maxi bag in passerella, tra proposte capienti, morbidissime, energiche e anche Gen Z-coded. Le classiche 11.12 sembrano un capitolo marginale, un episodio filler, come negli anime. Ho adorato la texture maxi a righe bianche e rosse, così come le nuove interpretazioni del modello 2.55, declinato in chiave decisamente più pratica - e forse, quasi marginale. Una bella rimodernata anche alle scarpette bicolor, su cui aleggia una presenza di rosso laccato, e si osano punte squadrate e affusolate. Ma uno dei segmenti più seducenti della sfilata, è stato quello dedicato agli orli lunghi. Abiti da sera dalla silhouette a sirena vaporosa, fluida, in organza di seta semi-sheer ed embellishment floreali applicati, a donare tridimensionalità. Così come le gonne a balze voluminose, le frange sottili che ci parlano della firma di Blazy, rievocata attraverso copricapi insoliti ma già iconici, riconoscibili tra mille. Dopo anni di comfort zone Viard, finalmente possiamo riposizionare Chanel sull’Olimpo della desiderabilità.



E a completare il quadro, la scelta di Ayo Edebiri come prima ambassador del nuovo corso Blazy segnala la volontà di Chanel di abbracciare un pubblico internazionale, fuori dai canonici schemi da red carpet. Ok ma…Unico neo da fangirl: mi è mancata la presenza di G-Dragon. Lo show è stato un trionfo, ma non avere il nostro eterno King del K-Pop tra il pubblico ha lasciato un piccolo vuoto cosmico nella galassia di Chanel. Sarà per la prossima volta, vero Matthieu?



Il debutto di Matthieu Blazy è stato un trionfo da ogni angolazione: la standing ovation finale è la prova che la maison è pronta a lasciarsi alle spalle anni di comfort zone e a guardare avanti. Ogni dettaglio, dal tweed destrutturato alle camicie oversize e ai goddess dress, ha raccontato una storia coerente e sorprendente, senza cadere nei cliché. Per me è un 10/10 netto, un ottima chiusura di fashion week (o fashion month, esageriamo). Un esordio audace ma elegante, che sa rispettare la tradizione Chanel senza farsi schiacciare. E se questa è la partenza, non vedo l’ora di vedere dove ci porterà il suo prossimo capitolo. E l’haute couture!


